L’auto fantasma

Di ritorno dalla Guascogna, avevo imboccato l’autostrada A10 verso Orléans. Mi accorgo presto di un’area di sosta con ristorante e stazione di servizio. Il ristorante si trovava all’interno di un ponte coperto che passava sopra all’autostrada. Arrivo quindi ai piedi di questo ponte e trovo un posto per la mia auto nelle vicinanze di una graziosa baracca gialla davanti alla quale una giovane donna elegantemente vestita di giallo e con i capelli biondi faceva grigliare e serviva su piatti di cartone delle salsicce dall’odore aggressivo. Esco dalla mia auto e ho un istante d’esitazione. Salsiccia o non salsiccia? Poi l’odore mi ripugna e imbocco le scale del ponte. Ci trovo un ristorante self-service, giornali, bagni, tutto per essere felice. Mangio, bevo, passo un buon momento. Poi riprendo le scale per ripartire. La baracca gialla è sempre là, così come la cameriera tutta dello stesso giallo e le sue salsicce… ma dell’auto nulla. Sparita, volatilizzata, la mia bella automobile! Mi viene un colpo, poi ho un dubbio. L’avevo davvero posteggiata là? Ed eccomi partito tra le file di automobili parcheggiate alla ricerca della mia. Niente. È una catastrofe. Ci ho lasciato i miei bagagli, i miei documenti, tutto, tutto, tutto… Che fare? Ritorno alla baracca gialla scuotendo l’inutile sonaglio delle mie chiavi con sul volto tutto il dispiacere della condizione umana. La giovane donna delle salsicce mi dice:
– Cerca la sua auto?
– Sì. L’ha vista quando l’hanno rubata?
– No, ma so dov’è.
– Sa dov’è?
– Sì. Dall’altro lato della strada. Lei viene dalla provincia e va verso Parigi?
– Sì.
– Lei è sul lato Parigi-provincia. Riprenda le scale.
La ringrazio come se mi avesse ridato la vita e mi lancio sul ponte. Dall’altro lato, ai piedi delle scale, ritrovo una baracca gialla dove una giovane donna vestita di giallo e con i capelli biondi fa friggere delle salsicce. Ma la mia auto è là, fedele e assopita.
Voi vi guardate in uno specchio. Siete tranquilli, tutto è in ordine, la vostra cravatta, la vostra riga, il vostro sorriso. Ma all’improvviso, si cancella, questo sorriso. Perché arrivate a cogliere un dettaglio bizzarro, anomalo, inquietante, mostruoso: l’orologio che portate al polso sinistro, proprio lui, è ancora là, l’orologio funziona. Solo non nello specchio. L’uomo che vi si riflette, siete indiscutibilmente voi. Ma non ha l’orologio.
Medito allo stesso modo su una leggenda. I vampiri sono persone come voi e me. Solamente che se vi mettete con uno di loro davanti a uno specchio, in esso vi vedrete voi. Il vampiro, lui, non vi si rifletterà.
La mia auto è una auto-fantasma. Dall’altro lato dello specchio, ci sono sì le scale, la baracca delle salsicce e la giovane donna vestita di giallo e con i capelli biondi, come nella realtà. Ma dell’auto, nulla.

 

 

 

Traduzione di Federico Graziani.
Titolo originale “L’auto fantôme”, in Michel Tournier, Le Médianoche amoureux, Paris, Gallimard, 1991, pp.186-188

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Un pensiero riguardo “L’auto fantasma”

  1. […] “Le Médianoche amoureux” è la seconda raccolta di racconti di Michel Torunier, pubblicata nel 1989. Incentrata sulla funzione dell’arte (letteratura, scultura, pittura o cucina) all’interno della vita degli uomini, l’opera può essere divisa in due sezioni: le nouvelle, storie realistiche, e i contes, storie che richiamano miti e leggende. Della prima sezione fa parte il racconto che ho scelto di analizzare, intitolato “L’auto fantôme” (il cui testo, tradotto, è disponibile qui sul sito). […]

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